Report del quarto raduno del gruppo col6.it – 12 novembre 2016 c/o Centro Sociale Ricreativo e Culturale A. Montanari in Via di Saliceto, 3/21, 40128 Bologna

di Ilaria Gregorio & Martina Chrisam

Il quarto incontro tra pazienti, medici e ricercatori aderenti al gruppo col6.it, si è tenuto il 12 novembre scorso presso il centro Sociale Ricreativo e Culturale A. Montanari di Bologna, e come d’abitudine ha rappresentato un momento unico di confronto tra le diverse realtà coinvolte dalle patologie dovute a deficit di Collagene VI. In questa occasione la discussione scientifica si è spinta oltre gli argomenti più strettamente legati agli aspetti muscolari di queste patologie, e sono intervenuti esperti di diverse discipline, che ci hanno presentato alcuni aspetti biomedici ma anche economici della ricerca scientifica. Inoltre abbiamo assistito agli interventi dei rappresentanti di UILDM e Telethon, il cui aiuto sarà prezioso per aumentare la visibilità del gruppo. Ora ripercorriamo insieme lo svolgimento di questa giornata.

Cecilia Sorpilli, caposaldo del gruppo col6.it ed organizzatrice dell’evento, accoglie i presenti con un caloroso benvenuto ed un breve sommario della situazione del gruppo, in continua crescita. Segue l’intervento del Dott. Luciano Merlini, che ci fornisce un’ampia spiegazione dei vantaggi e degli svantaggi legati alla terapia basata su ciclosporina A per i pazienti affetti da Miopatia di Bethlem e Distrofia Muscolare Congenita di Ullrich. Questo farmaco infatti ha un’eccellente capacità di porre rimedio ai difetti delle centrali energetiche delle cellule muscolari, ossia i mitocondri, ma presenta l’importante svantaggio di abbassare sensibilmente le difese immunitarie.

Successivamente interviene il Prof. Paolo Bonaldo, ricercatore a cui si deve la produzione di un modello murino caratterizzato da un deficit di Collagene VI. Come già discusso nei precedenti raduni, questi animali rappresentano un eccellente modello per lo studio delle patologie umane dovute a deficit di Collegene VI in quanto mimano la condizione di debolezza muscolare dei pazienti Bethlem ed Ullrich. Con il prezioso aiuto di questo animale modello, i membri del laboratorio del Prof. Bonaldo sono impegnati a diversi livelli nello studio degli effetti del deficit di Collagene VI non soltanto sul muscolo scheletrico ma anche su altri organi e tessuti.

La giovane dottoranda Ilaria Gregorio ci illustra parte del lavoro recentemente condotto da Matilde Cescon, ricercatrice senior post-dottorato nel laboratorio del Prof. Bonaldo, dal quale emerge l’importanza del Collagene VI nel mantenimento della struttura e della funzione dei nervi cosiddetti “periferici”, che raggiungendo il muscolo scheletrico ne orchestrano l’attività veicolando gli impulsi nervosi provenienti dal cervello. Matilde ha scoperto che nei topi privi di Collagene VI questi nervi non sono dotati di un buon isolamento elettrico, a causa di difetti della struttura dell’isolante biologico detto guaina mielinica, perciò la trasmissione degli impulsi nervosi è rallentata con conseguente difetto della funzionalità motoria ma anche della sensibilità a stimoli esterni come freddo e dolore. Matilde si sta anche occupando di studiare il ruolo del Collagene VI nelle strutture che fungono da interfaccia tra i nervi periferici e le fibre muscolari, ossia le giunzioni neuromuscolari. Anche in questo caso i topi privi di Collagene VI presentano giunzioni strutturalmente alterate, frammentate in modo anomalo, che non sono in grado di assicurare una corretta trasmissione degli impulsi nervosi alle fibre muscolari determinando problemi nella contrazione dei muscoli. Queste scoperte non solo hanno chiarito un ruolo precedentemente ignoto del Collagene VI in un tessuto diverso da quello muscolare, ossia il nervo periferico, ma forniscono spunti per indagare gli effetti di nuove tipologie di trattamento per le patologie dovute a deficit di Collagene VI.

Ilaria introduce anche un altro ramo di ricerca del laboratorio del Prof. Bonaldo, cioè l’utilizzo del pesce tropicale Danio rerio, volgarmente noto come pesce zebra, per lo studio del ruolo del Collagene VI durante lo sviluppo embrionale. Questo lavoro è stato avviato da una giovane post doc del laboratorio, Valeria Trapani, che ha recentemente passato le consegne alla nuova dottoranda Valentina Tonelotto. Il pesce zebra offre il vantaggio di essere completamente trasparente durante i primi stadi dello sviluppo embrionale, ed inoltre la fecondazione avviene nell’ambiente esterno, perciò questi studi non richiedono interventi invasivi sugli animali. Valeria si è occupata di generare tramite tecnologie all’avanguardia pesci zebra privi di Collagene VI, ed attualmente si sta coordinando dalla sua nuova sede (a Brisbane in Australia) con Valentina qui in Italia per capire cosa succeda in questi pesci. I primi dati indicano che anche nel pesce lo sviluppo del muscolo scheletrico è fortemente compromesso in assenza di Collagene VI.

Successivamente il Dott. Andrea Vianello, pneumologo del reparto di fisiopatologia respiratoria dell’Ospedale di Padova, descrive quali siano le complicanze respiratorie a cui possono andare incontro i pazienti con distrofie muscolari, tra cui la distrofia muscolare congenita di Ullrich. Il Dott. Vianello ci spiega quali siano i meccanismi che portano all’insorgenza dell’insufficienza respiratoria, che nel caso delle distrofie non è causato da alterazioni a carico dei polmoni, ma a carico della pompa respiratoria, cioè quella struttura formata da muscoli, tra cui il diaframma, che muovendosi permettono all‘aria di entrare nei polmoni. Successivamente il Dott. Vianello descrive i progressi compiuti negli ultimi anni grazie ai supporti per la ventilazione meccanica non invasiva, che hanno permesso di migliorare enormemente la prospettiva di vita dei pazienti distrofici con insufficienza respiratoria anche nei casi più gravi, come nell’atrofia muscolare spinale.

Prende poi la parola il Prof. Renzo Orsi, economista presso l’Università di Bologna, che ci spiega quali siano i meccanismi che portano alcuni farmaci ad essere particolarmente costosi. L’intervento del Prof. Orsi si focalizza sul caso del Sofosbuvir (commercializzato col nome di Sovaldi), un nuovo farmaco usato nella terapia dell’epatite C. Questo farmaco è estremamente efficace nel debellare il virus dell’epatite C, ma ha un piccolo problema: negli Stati Uniti, il costo di un ciclo di 4 settimane di trattamento è di 85 mila dollari per paziente, mentre in Italia è di circa 30 mila euro. Appare chiaro che, dato l’elevato numero di pazienti malati di epatite C, il nostro servizio sanitario nazionale, che comunque rimane tra i migliori al mondo, non è in grado di fornire questa terapia a tutti i pazienti, che quindi dovrebbero pagarselo di tasca propria. Il caso del Sofosbuvir ha acceso diverse polemiche in Italia e non solo, ma come mai costa così tanto? Il Prof. Orsi spiega che l’elevato costo dei farmaci dipende da quanti soldi sono stati spesi durante la fase del loro sviluppo, che in genere dura dai 10 ai 12 anni. Nel caso del Sofosbuvir, la piccola azienda farmaceutica che lo ha sviluppato e la Gilead, la multinazionale che l’ha poi acquisita, hanno speso circa 60 milioni di dollari tra sviluppo della molecola, trial preclinici e clinici. L’unico modo di recuperare i costi è aumentare il prezzo di vendita, tuttavia questo genera l’impossibilità di accedere alla cura per molti pazienti, rischiando anche che il farmaco rimanga invenduto. In alcuni Paesi la Gilead ha concesso ad altre aziende di produrre il farmaco sebbene ancora coperto da brevetto, favorendone l’utilizzo ad esempio in India dove è acquistabile a 400 dollari per ciclo di trattamento.

Interviene poi il Dott. Massimo Pellegrini, dell’Università di Modena e Reggio Emilia, che si è occupato dell’organizzazione del trial clinico basato sulla dieta a basso contenuto proteico, eseguito nel 2011, e ne mostra in questa sede i principali risultati, pubblicati sulla rivista scientifica Autophagy poche settimane fa. Il Dott. Pellegrini ci illustra come la dieta povera di proteine, seguita per un anno da 7 pazienti, si sia dimostrata non solo sicura, ma anche efficace nel riattivare l’autofagia, il sistema tramite cui le cellule muscolari puliscono il proprio interno ed eliminano componenti danneggiate, che è deficitaria nei muscoli privi di Collagene VI. I dati mostrano che questa dieta porta anche a diminuita morte cellulare ed al miglioramento della funzionalità dei mitocondri, gli organelli responsabili della produzione di energia nelle cellule, che risultano alterati nei pazienti Bethlem e Ullrich. Il Dott. Pellegrini ha poi descritto quali siano le caratteristiche di diversi tipi di diete, non soltanto a basso contenuto proteico, e quali possano essere sfruttate per riattivare l’autofagia, focalizzandosi in particolare sui cibi che contengono una maggiore quantità di spermidina: sostanza che, nei topi privi di Collagene VI, riattiva l‘autofagia e determina una serie di effetti benefici per i muscoli, tra cui un minore tasso di morte cellulare ed una migliore funzionalità mitocondriale.

Infine Leonardo Baldinu, presidente di UILDM (Unione Italiana Lotta alle Distrofie Muscolari) interviene congratulandosi innanzitutto con Cecilia e tutti i membri di col6.it, per essere riusciti a formare un gruppo piccolo ma forte, compatto ed in costante crescita. Ulteriore apprezzamento da parte di Leonardo va all’impegno del gruppo nell’organizzazione a cadenza regolare di questi raduni, utili non solo ai pazienti, ma anche ai medici ed ai ricercatori stessi, al fine di conoscere e comprendere chi c’è dietro al loro lavoro. Leonardo, ricordando che col6.it è parte di UILDM, ha posto l’attenzione del gruppo su cosa si può fare per rendersi parte attiva della comunità. Infatti la condizione dei malati di distrofia in Italia può essere enormemente migliorata, impegnandosi per il graduale abbattimento delle barriere

architettoniche, e per garantire alcuni diritti fondamentali, tra cui l’istruzione fino ai livelli universitari, lo svolgimento di un lavoro ed il raggiungimento di una vita il più possibile autonoma. Solo facendo valere questi diritti, infatti, la condizione di vita dei pazienti potrà sensibilmente migliorare consentendo loro in parallelo di contribuire allo sviluppo della società.

Dopo la pausa pranzo, viene proiettato il videomessaggio di Telethon. Anna Ambrosini, responsabile dei programmi di ricerca alla direzione scientifica di Telethon, saluta i presenti e ribadisce la propria vicinanza a tutti membri del gruppo col6.it e la disponibilità di Telethon verso i medici e i ricercatori impegnati nello studio delle malattie legate al Collagene VI. Successivamente prende parola Alessia Daturi, responsabile del network delle Associazioni Amiche, ovvero di quelle associazioni di pazienti che affiancano Telethon nella lotta contro le malattie genetiche. Alessia ribadisce la sua disponibilità nel fungere da ponte tra i pazienti e il team di comunicazione della maratona Telethon. Spiega quindi che a questo scopo sono necessari dei volontari che agiscano da testimonial, i quali, attraverso social media e non solo, potranno far conoscere la propria storia e la propria malattia. Alessia conclude il videomessaggio invitandoci al prossimo convegno Associazioni Amiche che si terrà il 13 e 14 marzo a Riva del Garda, in cui più di 180 associazioni si incontreranno con i ricercatori, con l’obiettivo di informare i pazienti sui progressi della ricerca.

Al termine della giornata ha luogo un intenso momento di discussione, nel quale i pazienti rivolgono una serie di domande a medici e ricercatori: vengono così affrontati diversi argomenti, tra cui i finanziamenti alla ricerca, i futuri progetti di trial clinici, l’aumento della visibilità del gruppo e non solo.

Questo raduno, come i precedenti, è stato un ottimo campo per lo scambio di informazioni, sensazioni, consigli e spiegazioni. Siamo convinti che la strada intrapresa ci porterà verso raduni sempre più proficui,  e consentirà la crescita ed il rafforzamento del gruppo col6.it.